Il Comune di Tito vuol dare il proprio contributo fattivo per avviare e velocizzare la bonifica dell’area ex Daramic e dell’ex Liquichimica. Ecco perché l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Graziano Scavone ha deciso, d’intesa con Ministero dell’Ambiente e della Regione Basilicata, di “assumerci – dichiara Scavone – la responsabilità di svolgere la funzione di soggetto attuatore degli interventi prioritari di messa in sicurezza del sito ex Daramic”. La giunta comunale di Tito ha approvato, martedì, lo schema di accordo con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e la Regione Basilicata “Per gli interventi prioritari del sito industriale ex Daramic ricompreso nel SIN di Tito”, con un importo disponibile di 1,85 milioni di euro.
“La volontà di “caricarci di un impegno così gravoso sia sotto il profilo procedurale che procedimentale – aggiunge Scavone – scaturisce dalla consapevolezza che il territorio deve essere protagonista attivo, e non spettatore, nella soluzione delle vicende più annose. Con questo approccio ci siamo già caricati delle procedure di bonifica ad esempio della ex Discarica Aia dei Monaci e oggi ci carichiamo della bonifica del sito Ex Daramic, dopo anni di inerzia da parte dei soggetti responsabili”.
“A questo nostro impegno deve ora corrispondere l’impegno del Ministero dell’Ambiente e della Regione Basilicata, con cui abbiamo rafforzato le sinergie istituzionali, di assegnare fondi aggiuntivi ai circa 2 milioni di euro già stanziati che potrebbero risultare finanche insufficienti per i soli interventi di messa in sicurezza”.
Per Scavone, “è necessario individuare da subito nella programmazione finanziaria regionale e ministeriale i 10 milioni di euro stimati per la bonifica del sito ex Daramic, così come è necessario che la Regione Basilicata provveda a rifinanziare i 10 milioni precedentemente assegnati per la bonifica dell’area ex Luquichimica purtroppo de-finanziati dal Ministero dell’Ambiente per i ritardi accumulati dalla regione nell’assumere le obbligazioni giuridicamente vincolanti entro il termine di scadenza. Un danno amministrativo che rischia di aggravare quello ambientale, pertanto è necessario riprendere con determinazione i procedimenti bloccati come il progetto di bonifica dell’area fosfogessi, proseguire con determinazione nel progetto Green digital Hub curato ottimamente dal CNR di Tito che prevede la riqualificazione dell’intera area Ex Liquichimica e su cui si attende il provvedimento amministrativo da parte della Regione Basilicata per lo stanziamento delle risorse regionali aggiuntive ai 20 milioni di euro già concessi dal Ministero, avviare le attività di indagine epidemiologica e sorveglianza sanitaria previste dal progetto Lucas e dal progetto del ministero della salute dedicato ai siti di interesse nazionale per l’inquinamento”.
“Sciupare anche queste opportunità – sottolinea Scavone – rappresenterebbe uno schiaffo ad un territorio che da anni fa i conti con l’inerzia e con bonifiche annunciate ma mai realizzate. È questo il momento per superare gli annunci e costruire un quadro organico di interventi, con relative coperture finanziarie, in cui ciascun soggetto competente territorialmente non si limiti ad un contributo estemporaneo ma assuma l’impegno diretto e duraturo nell’affrontare situazioni ambientali cronicizzate che indeboliscono e ostacolano la forza di un sistema produttivo locale che attende da anni la fuoriuscita dai vincoli ambientali. La sola riperimetrazione del sito di interesse nazionale, oggi declassato a sito di interesse regionale, per quanto sia funzionale a rendere prossimi i procedimenti amministrativi che di fatto passano in capo al dipartimento regionale all’ambiente, non risolve il problema dei vincoli ambientali che gravano sulle imprese”
“È necessario quindi che la Regione Basilicata, sulla scia di quanto già meritoriamente fatto per la riperimetrazione – conclude il Sindaco di Tito – promuova con il coinvolgimento della società Apibas, che sottolineo essere stata istituita per gestire le aree industriali e sostenere lo sviluppo delle imprese insediate, un’azione coordinata per mettere a sistema tutte le informazioni derivanti da anni di procedure e monitoraggi ambientali realizzate in lungo e largo nella zona industriale di Tito ed avocare a sè la realizzazione del piano di caratterizzazione per l’intera area procedendo speditamente alla rimozione dei vincoli che ancora gravano sulle matrici ambientali e che di fatto limitano l’ampliamento delle attività esistenti e l’attrazione di nuovi investimenti”.